Il panorama era fantastico, dal 29 piano del gratt

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  1. A|e™
     
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    Il panorama era fantastico, dal 29 piano del grattacielo Pirelli la vista era sconfinata, la bellissima giornata permetteva a Iside di lasciar vagare i propri pensieri liberi, senza ostacoli, purtroppo quella era una vista ormai inutile, un po’ perché lavorava lì da parecchi anni ed aveva visto quell’affascinante spettacolo in ogni stagione, un po’ perché i pensieri che la tormentavano erano più pesanti del mondo che aveva davanti, mancava un mese al suo matrimonio, avrebbe dovuto avere di che essere felice, ma era questa imminente scadenza che la faceva sentire soffocata e oppressa.

    Marcello era sicuramente un fior di ragazzo da sposare, non aveva nulla da dire sul suo conto, certo, qualcosa poteva anche trovarla, ma nulla da racchiudere sotto il paragrafo “colpa”, però ultimamente lei si sentiva fuori luogo, le pareva di essere sempre più distaccata da quell’evento, si sentiva quasi un’estranea che assistite ai preparativi del proprio matrimonio, nulla di materiale, solo pensieri e dubbi, una grande impossibilità a onorare quel traguardo, tanto atteso nei suoi 25 anni ed ora … tanto temuto.

    Ultimamente non riusciva neanche a lasciarsi andare con Marcello, neanche nei momenti d’intimità, neppure quelli più intensi, quelli che un tempo permetteva loro di ritrovarsi in ogni angolo possibile, un’intesa sempre in crescendo che ora le pareva essere svanita nel nulla.

    Ben si ricordava la prima sera, quel cinema in centro, il primo film con Marcello, ora Iside stava sorridendo senza accorgersene, un sorriso triste, rigato da alcune lacrime, ormai non più uniche, che seguivano le orme delle precedenti, rovinando così il suo delicato viso truccato, ma come poteva dimenticare quei momenti intensi, Marcello l’aveva abbracciata con passione, stringendola delicatamente per tutto il film, baciandole continuamente la mano, stuzzicandole le dita con la lingua, e poi, all’uscita, quella pioggia, forte e incessante, la corsa all’auto parcheggiata un po’ distante, loro due chiusi all’interno, bagnati fradici e sorridenti, i primi baci, le prime carezze, i brividi di freddo che lasciavano posto a quelli della passione, i vetri che si appannavano, la voglia di lei di ritrovare ancora le mani di un uomo, quella sera non avevano fatto l’amore, ma avevano provato un’intesa emozione, ricordava ancora perfettamente la forte sensazione data dal quel membro pulsante e rigido, avvolto nella sua bocca, coccolato dalla sua lingua, mentre sentiva le dita esperte di lui trovarsi a proprio agio tra le sue cosce, giocare a rincorrersi tra la sua passera in un lago di piacere ed il suo ano, in continuo spasmo per il piacere che provava, ricordava ancora gli orgasmi di entrambi, il getto di lui, caldo e violento in gola, il sedile dell’auto bagnato dal suo piacere, una forza interiore, in crescendo, una passione che era durata per 5 anni, fino a portarli al matrimonio, ed ora … ora … che cosa stava succedendo dentro di lei?

    Iside singhiozzava sommessamente, con la fronte appoggiata alla finestra del bagno, il mondo esterno le pareva un pianeta lontano, si era sempre lamentata perché lavorare all’ultimo piano del Pirelli era una galera, nessuno la veniva a trovare, quello era un piano riservato a poche persone, ma ora era contenta di quella situazione, in fondo, quel pianto in quel bagno, per lei era uno sfogo necessario, ormai stava imparando a convivere con quella sensazione di soffocamento che la stava consumando la mente da qualche tempo, sapeva che da lì a poco avrebbe dovuto prendere una decisione, l’unica e irrevocabile, non poteva stare così male e, nello stesso tempo, prendere in giro Marcello e le rispettive famiglie; non sapeva il perché, ma ultimamente non riusciva più a provare il giusto piacere di fare l’amore e da lì partivano tutte le complessità e le difficoltà del suo vivere.

    I pensieri le ruotavano in testa senza sosta, ne soluzione, con un rumore assordante, tanto che non si era neanche accorta che Marirosa era entrata nei bagni e la stava osservando, incuriosita da quei singhiozzi e in dubbio sul da farsi, vedeva Iside da dietro, le osservava le spalle ben fatte, in un corpo ben scolpito, del resto andavano assieme in palestra ogni giovedì e sapeva benissimo quanta cura avesse la collega per il suo corpo, le vedeva i capelli neri sulle spalle che sussultavano, non aveva molta confidenza con lei, ma decise di avvicinarsi, in silenzio e con dolcezza, poi il resto si sarebbe visto.

    Il tenero abbraccio di Marirosa da dietro colse Iside di sorpresa, ma i pensieri che aveva in testa avevano attutito l’effetto, non aveva fatto in tempo a reagire che si era sentita le braccia della collega avvolgerle i fianchi, le mani accarezzarle il ventre, “Perdona la mia intromissione, ma non posso stare lì a guardarti soffrire così, se posso esserti d’aiuto, anche solo ascoltandoti, ne sarò felice …”, aveva sussurrato nell’orecchio di Iside, appoggiandosi alla sua spalla, accostando la testa a quella della collega.

    Iside era combattuta, quell’offerta di condivisione sembrava davvero una aiuto, Marirosa la conosceva da un po’ e sapeva quanto fosse una persona forte e delicata nello stesso tempo, provava in pizzico d’invidiava, ma non sapeva molto di lei, così decise più di getto che con il pensiero, “Il mese prossimo devo sposare Marcello, ma temo di non essere fatta per il matrimonio ed ora mi sembra un po’ tardi per accorgermene, non so più che fare, più aspetto e peggio è”, scoppiando in un pianto più forte e stringendo quel caldo abbraccio offertole.

    “Dai su, non fare così, intanto sei fortunata, non è facile trovare un uomo come Marcello, se ne parli con lui, vedrai che ti potrà capire …”, non aveva fatto in tempo a finire la frase che Iside si era girata di scatto, “Ma ti rendi conto? Dovrei dire a Marcello che quando facciamo l’amore io non provo più nulla? … già adesso, prima del matrimonio? Ma che razza di donna sono!”, ricadendo nel suo pianto dirotto e lasciandosi andare sulle spalle di Marirosa, Iside aveva ripreso a piangere capelli biondi e lunghi della collega.

    “Allora se le cose stanno così, è inutile stare qui a soffrire, non è una cosa che puoi risolverla subito, dai, vieni in ufficio e ne parliamo con calma, l’emozione di un pianto non può certo aiutarti a capire, … e poi siamo fortunate, il boss oggi non c’è e nessuno ci disturberà”, con quelle parole Marirosa aveva stretto la collega con più vigore, “ … però prima fammi fare pipì, mentre tu ti dai una sistemata veloce”.

    Erano tornate in ufficio con calma, Iside continuava a soffiarsi il naso, ma sembrava più calma, Marirosa era rimasta sconvolta da quella confessione e non sapeva proprio come aiutare la nuova amica, nella ricerca di capire meglio la situazione, l’aveva fatta parlare, chiedendo per capire meglio, ma aveva deciso di dar sfogo a quel fiume di parole che tormentavano la testa e la vita di Iside.

    Alle 17 avevano preso assieme l’ascensore, bello e futurista, superveloce, “Questa sera avvisa i tuoi genitori che mangerai fuori, vieni da me che continuiamo la chiaccherata!”, le parole di Marirosa erano più un imperativo che un suggerimento ed Iside, dopo quella strana giornata, non se la sentiva certo di rinunciare, parlando con lei era stata bene, così aveva accettato e l’aveva seguita sulla macchina della collega, Marirosa faceva di tutto per farla ridere, pendeva in giro i passanti, inventava strane situazioni, fantasticando chissà che e lei non riusciva a resistere, aveva anche sorriso e questo non era poco.

    Marirosa era stata contenta di rivelare all’amica la sua arte culinaria, dopo i corsi di cucina, andava fiera dei suoi successi e, considerando l’inaspettata cena, improvvisando di corsa un menù curato, era riuscita a far stare bene Iside, dandole un po’ di tregua al tormento del mattino, così mentre si era alzata per preparare il caffè si trovò a dirle, “Purtroppo non ho molta esperienza in materia, io non mi sono mai sposata e non credo proprio che sarà il mio percorso, ma da quanto sento, le tue perplessità sono del tutto legittime, questo non è un passo così facile da prendere sottogamba e tu sei una donna con la testa sulle spalle per non saperlo”, queste parole di Marirosa erano state accompagnate da una stretta sulle spalle, Iside era rimasta seduta e sentendo quel contatto si era alzata per abbracciarla meglio, “Sei tu che sei troppo gentile, mi hai fatto passare una bellissima giornata, non mi aspettavo di trovare una collega così amica e sensibile”.

    Forse era stato tutto l’insieme, l’agitazione di Iside che aveva dentro dal mattino, immersa in quelle sue contraddizioni, lo stupore di Marirosa nel constatare che la collega si era fidata di lei e che aveva accettato di confidarle un peso così grande, nessuna delle due avrebbe potuto dirlo, ma d’un tratto lo sguardo fra loro divenne più intenso, gli occhi di ghiaccio di Iside scrutavano quelli verdi di Marirosa, era stata quest’ultima a prendere delicatamente il viso di Iside tra le mani ed aveva iniziato lentamente, prima a sfiorarle i contorni e poi ad avvicinarsi lentamente con le labbra, durante quel tempo che pareva infinito, Iside aveva iniziato a stringere l’amica in un abbraccio, sempre con più insistenza, sentiva dentro di se che voleva a tutti i costi quel contatto mai pensato.

    Le due bocche s’unirono, prima delicatamente, come ad assaggiarsi stringendo il labbro dell’altra in piccoli pizzichi, poi lasciarono il passo alle loro lingue, era stata sempre Marirosa a decidere il tempo, le aveva passato una mano sulla nuca, accarezzandole i capelli, l’altra aveva reso lo stesso piacere, sembravano amanti da sempre, le due lingue avevano iniziato a rincorrersi nelle loro bocche come volersi accoppiare, ancora Marirosa aveva iniziato a portare pian piano l’amica sul divano lì vicino, mentre le mani scorrevano sotto il maglione di Iside, sentendo la pelle fremere ad ogni carezza.

    Prima di sdraiarla era riuscita a slacciarle il reggiseno ed a sfilarle il maglione, sotto Iside era nuda e i seni erano belli pieni, lì davanti ai suoi occhi, i capezzoli perfettamente eretti e turgidi erano finiti, prima uno e poi l’altro tra le sue labbra ed i suoi denti, in morsi delicati, ormai sentiva Iside scuotersi tutta per il piacere e sentiva le mani di lei che le afferravano la testa e la conducevano nel fulcro del suo piacere, “Ti prego … scendi … più in basso …”, velocemente le aveva slacciato la gonna, ma non voleva rovinare tutto per la fretta, anche lei voleva sentire il sapore di quella fonte, ma aveva deciso di farla attendere ancora un pò.

    Marirosa s’era alzata, s’era spogliata con calma, sempre sfidando con il piacere negli occhi lo sguardo dell’amica che la guardava con il fuoco del desiderio, “Sbrigati vigliacca …”, s’era trovata ad implorarla, Iside poteva vedere quanto quella donna era bella, davanti ai suoi occhi, slanciata e sinuosa, un seno non grande risaltava tra quella cascata di capelli biondi, il sesso era completamente depilato, tanto che poteva scorgere la lucentezza degli umori tra le gambe leggermente scostate, l’eccitazione era forte per entrambe ed ora la bionda si stava abbassando su di se, aveva sentito prima appoggiare i suoi capelli, che con malizia Marirosa lasciava scorrere per tutto il ventre, sul seno e poi ancora più giù, il pelo di Iside era ben curato ed ora veniva solleticato da quel leggero movimento che non trovavano pace.

    La bionda si era chinata, aveva delicatamente scostato le cosce di Iside, iniziando a soffiare tra il pelo, quel alito fresco aveva fatto fremere Iside, poi la lingua aveva iniziato a scorrere per tutta la coscia, disegnando un’immaginaria mappa del piacere, solo dopo un lungo pellegrinare, sempre in punta di lingua, Marirosa aveva deciso di dedicarsi prima al clitoride, ormai turgido e voglioso, girandogli attorno e punzecchiandolo in cima, poi la lingua s’era fatta strada delicatamente tra le labbra ormai zuppe di dolce miele, facendo scaturire all’amica gemiti di piacere.

    In preda ai più profondi sensi di piacere, Iside aveva spinto l’amica a sdraiarsi su di se, era la prima volta che si apprestava ad un 69 con una donna, ma la cosa le sembrava così naturale, come se non avesse fatto altro in vita sua, in quel momento voleva solo sentire il sapore caldo dell’altra, Marirosa non se lo fece ripetere e lasciò che il suo sesso venisse esplorato dall’avidità della lingua di Iside, ormai le due si contorcevano dal piacere reciproco, da prima erano sul divano, poi senza neanche accorgersi, si erano trovate sul tappeto, quando Marirosa decise di penetrare l’ano dell’amica, prima con un dito e poi con due, la sentì venire senza staccarsi dal proprio sesso pulsante, così anche lei aveva potuto concedersi il meritato premio dell’orgasmo.

    Si erano poi lasciate andare in un tenero abbraccio, accompagnato da un lungo bacio, “Non credevo che ti potesse piacere”, le aveva confessato Marirosa guardandola negli occhi, “Neanch’io, non avevo mai fatto l’amore con una donna e non pensavo ne fossi capace, devo ammettere però che l’emozione che ho provato è stata forte e profonda, mi piacerebbe riprovarci con più calma dentro …”, così dicendo era stata Iside a prendere l’iniziativa ed aveva cominciato a penetrare l’amica con le dita, era una sensazione splendida, sapeva benissimo come muoversi, come solleticare delicatamente il clitoride, sapeva bene che dopo un orgasmo, doveva avere più cura di non sollecitarlo troppo, sapeva benissimo com’era piacevole sentire le dita scorrete sul perineo, reso ormai scivoloso dai copiosi umori di entrambi, così come l’ano, sentiva le leggere contrazioni di Marirosa, le piaceva scorgere il suo sorriso di piacere, con gli occhi chiusi e la mano che le carezzava il collo.

    Presto anche la bionda aveva iniziato a solleticare l’amica, e così raggiunsero l’orgasmo assieme, “Sei stata fantastica Iside, io non sono mai stata con un uomo, sono certa di essere lesbica, ma tu sei stata un angelo, diversa dalle altre”, le aveva confessato Marirosa appoggiandosi al seno di Iside.

    Le due si addormentarono in quella posizione, erano state le prime luci dell’alba a svegliarle, un dolce torpore aveva invaso i due corpi, avevano deciso per una bella doccia rigenerante e proprio sotto quella doccia avevano ripetuto le piacevoli effusioni della sera precedente, questa volta l’acqua e la schiuma sui loro sessi aveva contribuito ad estendere il piacere di entrambe, i loro orgasmi si erano ripetuti in più occasioni, il piacere non aveva più confini, anche il rivestirsi era un nuovo gioco.

    Assieme si erano recate in cucina, seduta al tavolo per la colazione Iside aveva guardato l’amica, “Sei stata un tesoro, hai saputo calmarmi e rendermi più serena con me stessa, hai saputo farmi comprendere cosa c’è di più importante per me e cosa c’è nella mia mente, facendomi fare pulizia dai pensieri inutili e ingiusti, hai saputo darmi il piacere dell’anima, dissetandomi di quanto più io avessi di bisogno dentro me stessa, quelle attenzioni che solo una donna sa e può dare in un atto d’amore … “, Marirosa l’aveva interrotta, “Nulla sarebbe stato possibile se anche tu non avessi contribuito, per fare l’amore bisogna essere in due, altrimenti non è amore è solo sesso per se stessi …”, con un dito sulle labbra di Marirosa, stringendole la mano con l’altra, Iside continuò, “E’ vero quello che dici, e concordo in pieno con te, ma questa notte ho scoperto quanto Marcello ha saputo darmi finora e quanto potrebbe darmi in futuro, ancora di più, non prenderla come un affronto personale, non sono un’ingrata, io ti sarò sempre riconoscente per tutto quello che hai fatto per me, tu avrai sempre un posto particolare nel mio cuore, mi hai permesso di capire che è importante guardarsi prima dentro, senza aspettare che gli altri facciano il nostro lavoro. Ho capito che il mese prossimo mi sposerò, non perché “devo”, ma perché lo voglio, questa notte è stato stupendo e sublime, ma il mio corpo avrebbe voluto qualcos’altro che tu non avresti potuto darmi, ho conosciuto le attenzioni di un uomo, tu sei stata grande, ma alla fine ho deciso”.

    Le due donne si erano alzate per donarsi un altro tenero abbraccio, forse l’ultimo, forse no, ma di sicuro non quello che Marirosa avrebbe voluto, non quello decisivo per lei, però aveva compreso le necessità di Iside ed aveva deciso di rispettarla, contenta di aver contribuito alla soluzione della disperazione dell’amica, nella speranza che fosse la cosa giusta, per entrambe.
     
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